Le interviste ai finalisti: “Drazen Petrovic” di Lorenzo Iervolino

Intervista ad uno dei cinque finalisti della quinta edizione del Premio Invictus: Drazen Petrovic di Lorenzo Iervolino prt 66thand2nd

Perché ha sentito l’esigenza di scrivere questo libro?

Dražen Petrović, il primo uomo sulla Luna, chiude una trilogia dedicata al rapporto tra sport, politica e genere biografico. Nello specifico le esigenze maggiori sono state due, la prima, un po’ personale se non addirittura egoistica, è stata quella di poter andare alla ricerca delle orme, dei dettagli, dei sogni di un campione di basket che fin da bambino ho molto amato; la seconda, più autoriale e, se vogliamo, progettuale, è stata quella di indagare gli ultimi anni della Ex Jugoslavia, il suo inesorabile e drammatico disfacimento, mettendo in primo piano l’unico simbolo che in quella tragedia continuava a rappresentare unità e fratellanza: la nazionale di basket maschile.

Un aggettivo che qualifica la sua opera?
Avventurosa.

Questo concorso rende finalmente giustizia alla letteratura sportiva, spesso poco considerata?

Sicuramente le dà una luce, le dedica un momento di riflessione e attenzione. Penso però che il passo successivo sarebbe quello di conquistare la perdita di ogni aggettivo da scaffale, uscire dalla nicchia, e riuscire a raccontare storie di sport all’interno della macrocategoria Letteratura, con la L maiuscola. Così come, se ci pensiamo, è ed è stato per autori come De Lillo, Norman Mailer, Joyce Carol Oates, Giovanni Arpino, Emiliano Poddi, Gigi Riva, ecc.

Il suo libro è nella cinquina finalista del Premio Invictus: sarà il più votato dalla giuria perché…
No, probabilmente non lo sarà, e di mio ho un po’ di allergia alle competizioni; però capisco il senso della domanda, e, per risponderti, credo che le lettrici e i lettori della giuria possano essere colpiti dalla commistione di generi – reportage, fiction, non fiction, cronaca sportiva, … – che questo libro esalta. E anche dalla potenza dei sogni, che, in questo caso, hanno permesso a un ragazzino di una repubblica socialista di arrivare a conquistare la Luna del basket professionistico statunitense.    

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